martedì 27 marzo 2018

Pubblicata la norma ISO 45001:2018 sui sistemi di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro


Subito recepita dall’ente italiano di normazione, è il primo standard internazionale a trattare il tema della valutazione del rischio lavorativo, frutto di un iter lungo e complesso che ha visto il coinvolgimento di oltre 80 Paesi. Dall’Inail un contributo importante sia nella fase di redazione sia in quella di recepimento 

Al termine di un lungo e complesso iter redazionale, frutto di un laborioso e articolato compromesso tra oltre 80 Paesi, che ha visto anche il coinvolgimento dell’Inail sia nella fase di redazione sia in quella di recepimento nazionale, lo scorso 12 marzo 2018 è stata pubblicata la norma ISO 45001:2018, primo e unico standard internazionale che tratta delle modalità e dei requisiti che un sistema di gestione per la salute e la sicurezza dei lavoratori deve possedere, raccordando le dinamiche sociali, economiche culturali e le differenti normative di ciascuno Stato dedicate al tema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Uno strumento efficace per la riduzione degli indici infortunistici. La norma, subito recepita in Italia dall’UNI, ente di normazione nazionale, e già disponibile nella nostra lingua come UNI ISO 45001:2018, si propone l’obiettivo di definire i requisiti operativi e di fornire una guida all’uso e all’applicazione di un sistema di gestione per la sicurezza sul lavoro (Sgsl). A partire dalla pubblicazione, nel 2001, delle “Linee guida per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro – Sgsl”, l’Inail ha promosso la diffusione nelle aziende di questo strumento dotato di un’indiscussa efficacia prevenzionale, confermata nel nostro Paese anche dalla riduzione degli indici infortunistici rilevati nelle imprese che lo hanno adottato.

Necessario il coinvolgimento dei vertici aziendali e dei lavoratori. Applicabile a qualsiasi organizzazione – indipendentemente da dimensioni, tipo e attività – la norma ISO 45001:2018 tratta il tema della gestione del processo di valutazione del rischio lavorativo secondo una logica sistemica, definita e sviluppata seguendo il principio del miglioramento continuo a partire dal rispetto della legislazione, e si focalizza sull’utilità operativa e sulla bontà organizzativa del Sgsl, che prevede un forte impegno del vertice aziendale e il fattivo coinvolgimento dei lavoratori, sia nel processo decisionale che di applicazione vera e propria. Composta da un corpo centrale e da un Annex esplicativo, nell’edizione italiana è corredata di un’appendice informativa utile, a livello nazionale, per fornire un raccordo con la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Grazie al gruppo di lavoro innalzato il livello qualitativo dei requisiti. La collaborazione dell’Istituto alle attività di redazione e recepimento della norma ISO 45001:2018 si è svolta attraverso il gruppo di lavoro “Metodi e sistemi di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro”, costituito nell’ambito della Commissione sicurezza di UNI e coordinato da Fabrizio Benedetti, coordinatore generale della Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione (Contarp) dell’Inail. Il gruppo di lavoro ha consentito di sintetizzare le diverse posizioni e proposte durante i vari passaggi del processo di redazione e adozione nazionale, contribuendo in modo sostanziale a un progressivo innalzamento qualitativo del livello dei requisiti della UNI ISO 45001:2018. La delegazione italiana che ha partecipato direttamente alle riunioni presso ISO, inoltre, è stata guidata da Antonio Terracina, coordinatore del Settore tariffe e rischi della stessa Contarp Inail.

Fonte: INAIL

martedì 20 marzo 2018

Dati manipolati e violazione privacy Cambridge Analytica e Facebook travolti dallo scandalo


Il settimanale Newsweek in questi giorni si è chiesto: «È arrivata la fine per il più potente social network del mondo?». Domanda non peregrina: abbiamo già visto cadute catastrofiche nell'universo ancora giovane nato con l'invenzione di internet. Basti pensare a MySpace, il social network nato prima di Facebook, che nel 2005 valeva 580 milioni di dollari ed era al primo posto negli Usa quanto a visite, e ora vale meno di 35 milioni di dollari. 

Dunque nell'universo digitale i giganti possono inciampare, e per l'appunto, sembra che Facebook non riesca a ritrovare il passo. Il 19 Marzo, mentre il titolo in borsa continuava a calare, portandosi dietro l'intero settore dei social media, Mark Zuckerberg ancora non aveva mostrato la faccia o aperto bocca.

La prima comunicazione con lo staff dirigenziale della società di Menlo Park, in California, è avvenuta via streaming, ma solo con il vice Paul Grewal. Il fondatore del network si dovrebbe presentare di persona venerdì 23 Marzo, con la direttrice operativa Sheryl Sandberg, a un'assemblea dei dipendenti. Ma chi si aspetta che faccia luce probabilmente resterà deluso.

Al momento Facebook replica così: «Siamo indignati, siamo stati ingannati. Stiamo rafforzando le nostre policy per proteggere le informazioni personali». Ma mezzo mondo vuole che Zuckerberg spieghi come il network sia stato ingannato da un professore che attraverso una app ha raccolto le informazioni personali di 50 milioni di utenti, e li ha passati alla Cambridge Analytica, l'azienda di analisi dati che ha lavorato per la campagna elettorale di Trump. 

I vertici della società - rivela il Guardian, citando il reportage di Channel 4 News - si sarebbero vantati di aver avuto un ruolo centrale nella vittoria del presidente Usa. Il governo britannico vuole capire che ruolo la CA e Facebook abbiano avuto anche nella campagna di Brexit: Zuckerberg è stato invitato a testimoniare alla camera dei Comuni, per riferire sul suo «catastrofico fallimento» circa la «sicurezza dei dati personali dei suoi utenti», e contemporaneamente l'Ico (che vigila sul mercato delle comunicazioni) ha ottenuto un mandato per condurre una sua inchiesta. Anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani vorrebbe sentire Zuckerberg, e ha annunciato che i deputati condurranno un'inchiesta sulla «violazione inaccettabile dei diritti alla privacy dei dati».

Ma se l'Europa si ribella, gli Usa non sono da meno. Intanto lo stesso universo dei social media è in polemica con il padre di Facebook: l'hashtag #DeleteFacebook è diventato trending sia per chi voleva semplicemente protestare ma anche per chi cercava informazioni su come dimettersi dal social e cancellarvi le proprie tracce. Il movimento di opinione della base è stato accompagnato dalle reazioni delle autorità. La Ftc, l'agenzia governativa che si occupa della tutela dei consumatori, si è ieri interessata alla vicenda e potrebbe aprire un'inchiesta da un momento all'altro. 

La Commissione Giustizia della Camera ha ottenuto che il 20 Marzo Facebook invii un alto esponente per spiegare il pasticcio di CA, ma non ha confermato che questo «esponente» sarà Zuckerberg. Anche la Commissione del Senato ha chiesto chiarimenti e minaccia un'inchiesta. Il senatore repubblicano John Kennedy ha commentato: «Sembra di essere nel film The Truman Show!».

Facebook riceve critiche anche da ex dipendenti, come Sandy Parakilas, nel 2011 e 2012 manager operativo e responsabile della protezione della privacy. Parakilas ha detto che lui stesso aveva messo in allerta i dirigenti sui rischi rappresentati dagli sviluppatori esterni: «Ero preoccupato dal fatto che gli sviluppatori avessero pieno accesso ai dati». 

E sembra che le dimissioni di Alex Stamos, l'attuale responsabile della sicurezza, non siano vere o siano rientrate. C'è stato un giallo sull'annuncio di una sua uscita, ma il 19 Marzo è stato lui stesso a dire «continuo a essere impegnato nel mio lavoro». Quanto a Wall Street, dopo il -7% registrato lunedì, la società di Zuckerberg ieri ha continuato a perdere colpi fino a lasciare sul campo il 5,18% per poi limitare la perdita al al 2,5%. Sono finite ko anche le azioni Snapchat (-2,6%) e sopratutto Twitter (-10%).
Fonte: Il Messagero

martedì 13 marzo 2018

Campi elettromagnetici le criticità riscontrate nelle aziende



 Il rischio da esposizione a campi elettromagnetici (CEM) è un “argomento complesso” e ancora poco conosciuto “per quanto riguarda i reali effetti sulla salute e i meccanismi di esplicazione di tali effetti”. E per questa ragione è importante che in sede di vigilanza si verifichi “che i lavoratori e tutte le figure coinvolte nel sistema di sicurezza aziendale siano consapevoli delle procedure di valutazione e prevenzione del rischio, ed abbiano una adeguata informazione e formazione sui corretti comportamenti da adottare in tutte le attività in prossimità di sorgenti rilevanti sotto il profilo dell’esposizione a CEM”.

Tali aspetti assumono particolare rilevanza specialmente “in ambito sanitario ed industriale ove sono correntemente utilizzati apparati quali saldatrici ad arco, smagnetizzatori, elettrobisturi, defibrillatori, stimolatori neurologici, apparati per magnetoterapia, diatermia etc. che emettono campi elettromagnetici di interesse protezionistico e che possono avere effetti gravi su soggetti con controindicazioni all’esposizione, quali portatori di pacemaker e protesi impiantate, donne in gravidanza, etc”.

I criteri per un’efficace vigilanza in materia di campi elettromagnetici

Ad affrontare in questi termini il tema del rischio CEM e della vigilanza necessaria è un intervento che si è tenuto al convegno “dBAincontri2016 - Campi Elettromagnetici nei luoghi di lavoro. Legislazione, Valutazione, Tutela” (Bologna, manifestazione “Ambiente Lavoro”, 21 ottobre 2016).

 L’intervento “Rischio CEM nei luoghi di lavoro: criteri per un’efficace vigilanza” - a cura di Iole Pinto, Andrea Bogi e Nicola Stacchini (Laboratorio di Sanità Pubblica, Usl Toscana Sud-Est, Siena) e presente in una pubblicazione che raccoglie gli atti del convegno - vuole “illustrare alcuni aspetti chiave che orientino ad una corretta ed efficace vigilanza ai fini della prevenzione e protezione del rischio da campi elettromagnetici [0 Hz- 300 GHz], alla luce del recepimento della Direttiva europea 2013/35/UE per la protezione dei lavoratori dall’esposizione a campi elettromagnetici nei luoghi di lavoro”.

 L’intervento fa riferimento all’intero quadro normativo, ma non ancora all’effettivo recepimento – avvenuto poco prima del convegno -  della Direttiva 2013/35/UE con il Decreto legislativo del 01 agosto 2016, n. 159 che ha opportunamente modificato ed integrato il Titolo VIII Capo IV del D.lgs. 81/2008. E ricordiamo che, come indicato sul sito Portale Agenti Fisici, coerentemente con gli scopi della direttiva europea, il Decreto Legislativo 159/2016 “non riguarda la protezione da eventuali effetti a lungo termine, per i quali mancano dati scientifici conclusivi che comprovino un nesso di causalità, né i rischi conseguenti al contatto con i conduttori in tensione (art. 206, comma 2) questi ultimi già coperti dalle norme per la sicurezza elettrica”.

 L’intervento riporta diverse indicazioni per la vigilanza nei luoghi di lavoro, ad esempio con riferimento all’individuazione dei lavoratori professionalmente esposti e all’individuazione delle sorgenti di rischio CEM. 

 L’azione di vigilanza con rischio CEM

Riguardo alla vigilanza in presenza del rischio CEM si indica che “l’azione di vigilanza nei luoghi di lavoro ove siano presenti macchinari o impianti emettitori di campi elettromagnetici potenzialmente nocivi, dovrebbe essere prettamente rivolta ad appurare se, a seguito della valutazione del rischio, siano state effettivamente attuate un insieme di misure di tutela di tipo organizzativo e procedurale, al fine di:
  • prevenire l’esposizione di individui con controindicazioni;
  • ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori;
  • rispettare i valori limite applicabili per le differenti categorie di soggetti che operano in prossimità delle sorgenti”.
E si riportano anche le principali misure di tutela che sono “comuni alla maggior parte delle situazioni espositive e la cui attuazione dovrebbe essere attentamente presa in esame ai fini di un’efficace azione di vigilanza”.

Disposizione delle postazioni nelle aree di lavoro

Ad esempio si indica che è necessario che gli apparati emettitori di campi elettromagnetici di interesse protezionistico “siano installati in aree di lavoro adibite esclusivamente al loro uso, poste a idonea distanza dalle altre aree di lavoro ove il personale staziona per periodi prolungati. In relazione alle caratteristiche del campo disperso, può essere necessario evitare la presenza, in prossimità della sorgente, di oggetti costituiti da determinati materiali (come ad esempio materiali ferromagnetici in presenza di intensi campi  magnetostatici per prevenire il rischio di proiezione di oggetti, ovvero di oggetti metallici all’interno di campi CEM variabili, per prevenire correnti di contatto indotte sugli stessi) e/o di apparecchiature che potrebbero interferire con il funzionamento della sorgente, o essere esse stesse soggette a interferenze”.

E comunque, in generale, “chi effettua la valutazione del rischio dovrà identificare, intorno ad ogni sorgente, un’area ad accesso controllato (in contrapposizione alle altre aree, che saranno ad accesso libero) all’interno della quale i livelli di campo elettromagnetico sono tenuti sotto osservazione e dove vengono evidenziate, mediante il procedimento di zonizzazione sotto descritto, le eventuali zone dove è possibile che siano superati i limiti per la popolazione e i limiti occupazionali. La conformazione e l’estensione di queste zone dipendono ovviamente dalle caratteristiche dell’apparecchiatura coinvolta”.
Nell’intervento, che vi invitiamo a leggere integralmente, vengono poi fornite diverse informazioni sulla zonizzazione.

Informazione, formazione ed addestramento dei lavoratori 

Si sottolinea che è importante fornire ai lavoratori e alle figure coinvolte nel sistema di sicurezza “una corretta informazione e formazione, soprattutto in quei settori dove sono possibili esposizioni rilevanti e prolungate. Questo aspetto deve essere considerato a tutti gli effetti parte delle misure di tutela per la salute e sicurezza dei lavoratori”.
Ad esempio è importante verificare, in sede di vigilanza, “che il personale sia stato formato sugli aspetti seguenti:
  • condizioni di controindicazione individuale all’esposizione a campi elettromagnetici;
  • appropriate modalità di utilizzo degli apparati al fine di ridurre l’esposizione per i lavoratori ed i soggetti terzi: a tale riguardo è importante prendere in esame quanto prescritto sul manuale di istruzione ed uso dello specifico apparato e se tali raccomandazioni siano state recepite o meno nell’ambito del rapporto di valutazione dei rischi e siano state adeguatamente comunicate ai lavoratori;
  • corretti comportamenti da adottare in prossimità delle sorgenti; questi possono comprendere anche limitazioni all’introduzione di oggetti metallici o di apparecchiature elettriche all’interno dell’area controllata;
  • modalità di accesso alle zone ad accesso regolamentato”.
 


Fonte: Punto Sicuro