
Dopo tre mesi l’inchiesta
fu chiusa portando a conoscenza come quei lavoratori erano morti in una
fabbrica che stava chiudendo. Per la proprietà non valeva la pena investire dei
soldi in quello stabilimento che si stava smantellando: però vi lavoravano
ancora un centinaio di lavoratori destinati alla produzione di acciaio. In una
fabbrica con condizioni di crescente abbandono e totale insicurezza (basti
ricordare una fotografia emblematica con decine e decine di estintori
accatastati ed abbandonati in un angolo dello stabilimento).
Il primo processo, dopo 4
anni dall’incidente, si svolse nel 2011 e l’amministratore delegato della
Thyssenkrupp in Italia, Harald Espenhahn fu condannato a 16 anni di reclusione
in quanto il Tribunale accolse la tesi dell’omicidio volontario con dolo
eventuale. In sintesi il dirigente era consapevole della possibilità che
potessero accadere gravi incidenti. Naturalmente non poteva prevedere che si
sarebbe verificato un incendio di tali dimensioni ma era l’enunciazione di
quello che giuridicamente viene definito il “dolo eventuale”.
Nel processo di appello
del 2013 la Corte di Assise cancellò la natura dei reati contestati, riducendo
l’entità della condanna, ripristinando la questione nell’alveo dell’omicidio
colposo escludendo il celebre dolo eventuale che iniziava a far breccia nella
giurisprudenza delle morti sul lavoro. L’anno successivo, nel 2014, La Corte di
Cassazione rimandò il processo alla Corte di Torino per il solo ricalcolo delle
pene.
Un nuovo processo si
celebrò nel 2015 che stabilì le condanne che IV sezione penale della Cassazione
ha confermato nella seduta del 13 maggio scorso: 9 anni e 8 mesi
all’amministratore tedesco, 7 anni al responsabile della sede di Terni (sede
del gruppo) ed al direttore dello stabilimento di Torino, 6 anni e 10 mesi ai
dirigenti del gruppo ed al Responsabile del Servizio di Prevenzione e di
Protezione.
Una sentenza che non si
commenta ma si esegue e le porte del carcere si sono aperte per gli imputati
italiani. La condanna non è mai una vittoria o una festa. Una sentenza che deve
essere speranza per i lavoratori nella giustizia e deve far riflettere gli
imprenditori sul valore della sicurezza che non deve essere disgiunto dal
lavoro e dalla produzione. Le persone che hanno sbagliato devono pagare.
Applicare le norme di prevenzione di salute e sicurezza devono essere applicate
per evitare questo tipo di processi.
Fonte: AiFOS
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