
Il problema
dell’esposizione a SLC nei luoghi di lavoro è particolarmente rilevante,
essendo tale agente di rischio presente in numerose attività lavorative. La SLC
è infatti estremamente comune in natura e utilizzata in una vasta gamma di
prodotti di uso civile e industriale. La pericolosità di tale agente, già nota
da tempo, è stata rivalutata dalla IARC che, nella monografia 100C/2010, sulla
base di una nuova revisione della letteratura di merito, ha confermato che la
silice è un cancerogeno di categoria 1, nelle sue forme di cristobalite e
quarzo.
La valutazione del
rischio di esposizione a SLC presenta molteplici criticità connesse sia ad
aspetti tecnico-operativi, sia a questioni di carattere normativo ed
organizzativo ancora irrisolte, anche per la mancanza di VLE nazionali per le
diverse forme di SLC. A tal proposito va puntualizzato che in Italia, mentre in
sede giudiziale e in alcuni contratti di lavoro collettivi è prassi riferirsi
al TLV-TWA® proposto dall’ACGIH, il limite di esposizione oltre il quale
decorre l’obbligo per le aziende di essere assicurate contro il rischio
silicosi è stabilito dal Ministero del Lavoro.
Il documento propone le prassi operative che
il Gruppo “Igiene Industriale” del Nis ha elaborato in tema di accertamento del
rischio di esposizione a SLC, allo scopo di fornire utili indicazioni a tutti
gli operatori pubblici e privati impegnati in tale attività. Seguendo per
quanto possibile le indicazioni delle norme europee e nazionali vigenti, il
documento fornisce suggerimenti pratici sui temi della strategia di
campionamento, dei sistemi di prelievo delle frazioni dimensionali delle
polveri aerodisperse, delle tecniche e dei metodi di analisi applicabili per il
dosaggio di tale analita nelle polveri. Vengono infine affrontati gli aspetti
della trattazione statistica dei dati e dei sistemi di valutazione della
conformità con il VLE.
Nelle lavorazioni in cui
è prevista la presenza di SLC respirabile è necessario valutare il rischio e
provvedere alla sua gestione, abbattendo o comunque limitando la diffusione in
aria delle polveri contenenti tale sostanza per ridurne il suo effetto nocivo.
Tenuto conto dell’attuale
classificazione della SLC, le istanze relative alla tutela della salute in
ambito lavorativo e agli aspetti di prevenzione, trovano oggi rispondenza nel
D.lgs. 81/2008 e s.m.i. agli artt. 224 e 225 del Capo I “Protezione da agenti
chimici”, Titolo IX, dove si fa riferimento esplicito: 1) alle misure e ai
principi generali per la prevenzione dai rischi di esposizione a sostanze
pericolose e 2) alle misure specifiche di prevenzione e protezione da adottare
per limitare tale rischio (ad es.: sostituzione della sostanza, progettazione
di processi produttivi, misure organizzative e di protezione collettiva ed
individuale e sorveglianza sanitaria).
Nonostante la
classificazione IARC, non vi è attualmente per la SLC una chiara corrispondenza
ai criteri di classificazione per le sostanze cancerogene o mutagene di
categoria 1A e 1B previste nell’Allegato I del Regolamento CLP. Sul tema, al
momento non esiste inoltre una Direttiva europea recepita dallo Stato Italiano
o una Normativa Nazionale o Regionale che identifichi, per la silice, una
modalità di esposizione cancerogena come sostanza, preparato o processo di cui
all’Allegato XLII del D.lgs. 81/2008 e s.m.i.
Fonte: INAIL
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