
Inoltre, risulta che la molla che spinge gli italiani a propendere per il sì o per il no a un’offerta assicurativa che includa la protezione dei dati informatici non sembra essere il prezzo, dal momento che, fatto salvo il presupposto per cui le offerte commerciali disponibili sul mercato in media impongono una franchigia compresa tra i 50 e i 100 euro, l’ 84,6% includerebbe la nuova copertura accettando di pagare in più nel premio attuale una cifra compresa tra 20 e 40 euro, e il 7,7% si spingerebbe addirittura fino a 50 euro.
Alla domanda sul grado di soddisfazione per gli utenti già in possesso di un’assicurazione che include il recupero dei dati la valutazione si ferma a 3,7 su una scala di 5. Incidono su questo punteggio, con luci e ombre, alcuni elementi di insoddisfazione come la complessità nell’ottenere il risarcimento del danno, la rigidità della polizza, la copertura a volte limitata solo a particolari tipi di danno.
Quali invece le motivazioni più ricorrenti di coloro che si sono dichiarati non interessati ad una copertura sul recupero dei dati? Al primo posto la convinzione di poter gestire il rischio esclusivamente attraverso procedure di backup (57%), segue la percezione di non essere interessati a problemi di perdita dei dati (15%), la necessità di dover contenere le spese (15%) e infine una mancanza di interesse non meglio specificata (13%).
Lo scenario tracciato da questa indagine è molto interessante poiché mostra da un lato una forte, potenziale domanda di servizi assicurativi in tema di data recovery, ma dall’altro evidenzia un’offerta a livello di polizze ancora poco sviluppata. Risulta, inoltre, che l’attuale processo di gestione del sinistro e i relativi costi associati non sono ottimizzati, e sono poche le compagnie assicurative che desiderano investire per migliorare l’efficacia delle procedure legate agli interventi di data recovery.
Il dato elettronico è dunque sempre più importante, infatti alla domanda sulla disponibilità a cambiare compagnia assicurativa a fronte di una proposta conveniente con annesso data recovery, il 79,1% lo valuterebbe a conferma della predisposizione degli italiani alla prudenza e alla tutela di quello che viene considerato il proprio mondo digitale.
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