lunedì 11 gennaio 2016

La relazione sanitaria



Una volta all'anno il medico competente ha l'obbligo di illustrare alle figure aziendali della prevenzione: datore di lavoro, R.S.P.P., R.L.S. una relazione sui risultati della sorveglianza sanitaria.   
Art. 25, comma 1, lettera i) del Testo Unico: il medico competente comunica per iscritto, in occasione delle riunioni di cui all’articolo 35, al datore di lavoro, al responsabile del servizio di prevenzione protezione dai rischi, ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, i risultati anonimi collettivi della sorveglianza sanitaria effettuata e fornisce indicazioni sul significato di detti risultati ai fini della attuazione delle misure per la tutela della salute e della integrità psico-fisica dei lavoratori. Sanzioni per il medico competente in caso di inosservanza: sanzione amministrativa pecuniaria da 657,60 a 2.192,00 euro [Art. 58, co. 1, lett. d)]
  
La legge ci dice che deve essere in forma scritta, che deve contenere i dati della risultanza della sorveglianza sanitaria e che debbono essere date delle indicazioni sul significato di questi dati. Tuttavia non ci dice, per una volta e per fortuna, quali dati presentare. Pertanto ogni medico può, discrezionalmente, presentare i dati che vuole. Si può esaurire con un foglietto in cui inserire i numeri di visite effettuati, le idoneità, gli esami effettuati oppure può essere l'occasione di illustrare "lo stato di salute dell'azienda" sia in funzione dei rischi specifici che in termini assoluti.

Occorre fornire al datore di lavoro, al R.L.S. ed al R.S.P.P. un quadro sia generale che poi specifico in funzione del rischio della salute della propria azienda in modo che, insieme, si possano poi impostare le strategie di miglioramento, mirate e quindi più economiche. Questa raccolta di dati, elaborazione e presentazione richiede tempo. Inutile dire che se un medico esegue 20 visite in mezza giornata non può raccogliere questi dati in corso di visita medica (ma forse non può nemmeno effettuare materialmente le visite).

Nelle aziende con più unità produttive e con più medici, dovrebbe essere il medico coordinatore a concordare con i propri collaboratori quali dati raccogliere nel corso degli anni in modo da avere un proprio data base, anonimo e collettivo, sullo stato di salute delle diverse unità produttive. Sempre che i medici coordinatori che ci sono in questo paese smettano di fare gli avvocati aziendali e si dedichino alla medicina del lavoro.

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