Quando si parla del ruolo
di preposto si intende far riferimento ad un modello di
comportamento che soddisfa le esigenze e le aspettative provenienti, ad
esempio, dai superiori gerarchici, dagli specialisti (progettisti,
pianificatori della produzione, ecc.), dal personale del proprio reparto, dalle
rappresentanze sindacali, dal responsabile del servizio prevenzione, ecc..
La situazione conflittuale tra produzione e sicurezza
influenza pesantemente il ruolo del preposto
in quanto questi tende ad assumere il ruolo di gestore del citato conflitto.
Infatti, un caporeparto, ad esempio, con il suo comportamento sul lavoro,
determina il raggiungimento o meno dei due obiettivi dell’organizzazione
aziendale risultando, in particolare, un attore fondamentale in riferimento a
quello che è il reale livello di sicurezza e tutela della salute all’interno
del proprio reparto.
La sua posizione nella struttura organizzativa, per
quanto riguarda la comunicazione interna, lo configura come un elemento nodale
attraverso cui passa tutto un flusso di informazioni (dall’alto verso il basso
e viceversa) e dove vengono prese delle decisioni (sulla base delle
informazioni in suo possesso) che influenzano notevolmente sia l’obiettivo
produttivo che quello “sicurezza”. In altre parole, il preposto del
reparto diventa sia il fiduciario (colui che deve attuare) che il garante
(colui che assicura) del raggiungimento di entrambi gli obiettivi
dell’organizzazione aziendale.
Il preposto, per interpretare correttamente il proprio
ruolo, deve soddisfare le esigenze e le aspettative provenienti da una gamma di
“clienti” interni ed esterni. Fin qui nulla di anormale se queste pressioni
fossero sempre orientate nella stessa direzione. Purtroppo, però, non è
assolutamente così.
Infatti, per quanto riguarda la sicurezza e la tutela
della salute, un caporeparto è sottoposto a pressanti richieste provenienti, ad
esempio, dal direttore di stabilimento ed inerenti il mantenimento delle
condizioni di sicurezza sia per le macchine, le attrezzature e gli impianti sia
per il comportamento degli addetti (rispetto procedure di lavoro, uso dei
dispositivi di protezione, ecc.). Il personale posto sotto il suo diretto
controllo, invece, gli invia continuamente messaggi, non sempre verbali,
diretti a sensibilizzarlo verso una maggiore attenzione alla loro integrità
psicofisica. Contemporaneamente riceve sollecitazioni dal proprio superiore
affinché raggiunga gli obiettivi produttivi fissati.
Anche dall’esterno un caporeparto riceve delle altre
pressioni; queste derivano sia dalle responsabilità sociali che il ruolo gli
affida sia dalle responsabilità che le leggi e le norme in genere gli
attribuiscono.
Quindi, il modo con cui, ad esempio, un caporeparto
soddisfa questo tipo di esigenze e di aspettative, rappresenta il modello adottato
per affrontare e risolvere il conflitto tra produzione e sicurezza nel reparto
posto il suo diretto controllo.
Entrando nel merito, il comportamento
del preposto dovrebbe tendere verso la continua ricerca
dell’equilibrio tra le pressioni per il raggiungimento dell’obiettivo
“produzione” e le esigenze derivanti dalla necessità di mantenere standard
adeguati per tutelare l’integrità psicofisica del personale. Dunque, il
preposto dovrebbe adottare, tenendo conto delle risorse (umane, economiche e
tecnologiche), dei comportamenti che tendano di massimizzare nel tempo i
risultati produttivi (raggiungimento degli obiettivi fissati) senza creare
situazioni di rischio non controllabili.
L’adozione di questo tipo di comportamento da parte del
preposto, si riflette pienamente nel ruolo o, meglio, nei ruoli che egli stesso
dovrà svolgere e cioè:
- controllore dei comportamenti a rischio e
delle situazioni pericolose,
- gestore delle problematiche inerenti la
sicurezza e la tutela della salute,
- catalizzatore dei comportamenti orientati
alla sicurezza e alla tutela della salute.
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