L'idrogeno è un gas ampiamente utilizzato per diverse
applicazioni ed è presente
in ambito industriale sia come
prodotto finale che come sottoprodotto di processi tecnologici. È altamente infiammabile e, miscelato in
aria in condizioni atmosferiche, può formare atmosfere potenzialmente esplosive
quando la concentrazione entra nel campo compreso fra il limite inferiore (LEL) e superiore
(UEL) di esplosività, in presenza di sorgenti di accensione che forniscono
l'innesco. L'elevato coefficiente di diffusione e la bassissima densità ne
determinano sia la tendenza a risalire velocemente verso l'alto, sia la ridotta
persistenza attorno al punto di emissione, una volta che il flusso o la perdita
siano stati arrestati.
A seconda delle diverse condizioni in cui
avviene l'emissione, il gas può accumularsi più o meno rapidamente all'interno
di ambienti ristretti, di involucri (es. vano per l'alloggio della batteria in
un carrello elevatore), sotto le coperture degli edifici oppure in prossimità
di strutture od ostacoli che si comportano come trappole e ne favoriscono il
ristagno e la raccolta, mentre all'aperto esso tende facilmente a disperdersi.
L'INAIL nel 2015 ha condotto una serie di prove con sensori, simulando
un'emissione subsonica di idrogeno in ambiente chiuso anche in presenza di una
copertura di raccolta (cappa), per valutare il comportamento del gas, la
distribuzione delle concentrazioni pericolose ed i tempi di persistenza della miscela in aria,
una volta interrotta l'erogazione.-
L'idrogeno miscelato in aria in condizioni atmosferiche normali
(1bar, 20°C, 21% di ossigeno) può creare
atmosfere potenzialmente esplosive. Negli ambienti in cui esiste questa possibilità, riveste
particolare importanza il processo di individuazione e classificazione delle
zone pericolose. Le scelte fatte ed i risultati ottenuti condizionano sia le attrezzature di lavoro che
l'organizzazione e la gestione delle attività all'interno delle aziende.
Lo scopo di questa attività di ricerca è quello di caratterizzare
il comportamento dell'idrogeno in aria e
verificare le condizioni che ne favoriscono l'accumulo in
concentrazioni pericolose. In particolare la ricerca si propone di
valutare, in ambienti chiusi ed in presenza di strutture dove la miscela aria-idrogeno può rimanere
intrappolata, i seguenti aspetti:
• le modalità di
diffusione del gas e la direzione del suo moto;
• le
modalità di interessamento del campo vicino e lontano dalla sorgente
di emissione da parte della
distribuzione di concentrazione;
• la
tendenza o meno a raggiungere valori di concentrazione stazionaria in
condizioni di emissione;
• la
forma geometrica della zona interessata dalla concentrazione di idrogeno in
aria e la sua estensione;
• i
tempi necessari al raggiungimento di valori prefissati di concentrazione (che
in genere agiscono da trigger per sistemi diagnosi, monitoraggio o interblocco);
• i
tempi di persistenza dell'atmosfera esplosiva al cessare dell'emissione e
le modalità di riduzione
progressiva della concentrazione;
• la
tendenza all'accumulo di miscela esplosiva in prossimità di coperture,
strutture concave (rispetto al moto del gas), l'influenza della distanza dal
punto di emissione e della portata. È
importante valutare anche le modalità di accumulo, il tipo di stratificazione
(laminare o turbolenta), l'influenza della zona
di interfaccia con il
resto dell'ambiente;
• la
capacità dei sensori di rilevare una situazione di pericolo in funzione del
loro numero e della loro disposizione. A tal proposito la metodologia adottata
si presta particolarmente bene allo scopo.
Fonte: INAIL
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