mercoledì 25 giugno 2014

Incidenti correlati alla carenza o eccesso di ossigeno nei luoghi di lavoro

I rischi di molte sostanze presenti nei luoghi di lavoro non sono legati necessariamente ad una loro tossicità, anche senza azione tossica alcune sostanze possono causare asfissia per l'impoverimento del tenore di ossigeno che può aver luogo nell'atmosfera. Molti incidenti possono avvenire proprio per carenza o eccesso di ossigeno.

Un esempio di incidente dovuto ai rischi della carenza di ossigeno è occorso ad un manutentore che è entrato all’interno di un serbatoio in acciaio, tenuto vuoto e chiuso per anni, per effettuare il controllo della superficie interna, in questo ambiente confinato, l’ossidazione dell’acciaio ha consumato l’ossigeno creando un’atmosfera sotto-ossigenata che ha ucciso il lavoratore.

Viceversa come esempi di incidenti dovuti ad eccesso di ossigeno nei luoghi di lavoro, si possono citare il caso di un manutentore che, prima di entrare in un serbatoio per un intervento di saldatura provvede impropriamente a ventilarlo con l’immissione di ossigeno anziché di aria, con il risultato che all’accensione dell’elettrodo i suoi indumenti prendono fuoco violentemente; o ancora il caso di un trasportatore che, dopo un travaso di ossigeno liquido in cui era rimasto esposto ad una atmosfera sovraossigenata, si accende una sigaretta provocando l’accensione del vestiario rimasto impregnato del gas.

È quindi facile comprendere come l’ossigeno, che rappresenta il 20.9% dell'aria, inodore, incolore ed insapore, possa essere, in caso di mancanza o carenza, un grave rischio per i lavoratori. Nei casi di asfissia a seguito di carenza di ossigeno o soffocamento si determina la condizione patologica nella quale la mancanza di ossigeno impedisce una respirazione normale, che può portare alla morte per ipossia.

Il rischio di asfissia è determinato nella maggior parte dei casi dalla presenza di un’atmosfera asfissiante, cioè incompatibile con la vita umana, che può agire con modalità diverse incidendo sull’assunzione (anossia anossica), sul trasporto (anossia anemica), sull’utilizzazione a livello cellulare (anossia istotossica) dell’ossigeno.

L’atmosfera asfissiante può dipendere da carenza di ossigeno a seguito del suo consumo o sostituzione o da inalazione/assorbimento di sostanze tossiche con conseguente intossicazione acuta.

La carenza di ossigeno (atmosfera sotto-ossigenata) si ha quando la concentrazione di ossigeno è inferiore al 21%. Con concentrazioni inferiori al 18% si ha riduzione delle prestazioni fisiche e intellettuali, senza che la persona se ne renda conto. Con tenori inferiori all’11% c’è il rischio di morte. Sotto l’8% lo svenimento si verifica in breve tempo e la rianimazione è possibile se effettuata immediatamente. Al di sotto del 6% lo svenimento è immediato e ci sono danni cerebrali, anche se la vittima viene soccorsa.

Più difficile spiegare il rischio dell’eccesso di ossigeno, delle atmosfere sovraossigenate. Con per la presenza - volontaria o accidentale - di O2 in eccesso, ad esempio con concentrazione in aria superiore al 23%, la situazione diventa pericolosa per l’elevata probabilità di incendio. Infatti l’ossigeno è un comburente, non è infiammabile ma sostiene la combustione. Molti materiali bruciano più violentemente e talvolta esplodono in presenza di ossigeno.

Dispersioni con accumulo possono derivare dalle tubazioni o dai raccordi o anche per l’uso improprio, ad esempio in alcuni processi industriali di saldatura. Essendo più pesante dell’aria, l’ossigeno si può accumulare verso il basso come, ad esempio, in fosse o locali sotterranei, specialmente nel caso di sversamento di ossigeno liquido. In questo caso la bassa temperatura del gas accentua la stratificazione.

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