giovedì 26 giugno 2014

Valutazione dei rischi e Prevenzione degli incidenti correlati alla carenza o eccesso di ossigeno nei luoghi di lavoro

Per concludere il discorso iniziato ieri in merito agli incidenti correlati alla carenza o eccesso di ossigeno nei luoghi di lavoro, occupiamoci oggi della valutazione dei rischi e della prevenzione dei suddetti incidenti con riferimento alla carenza o eccesso di ossigenogli in ambienti confinati.

Vi sono diversi aspetti della valutazione degli elementi di cui tener conto e della importanza di non fare errori valutativi. Infatti, come abbiamo visto ieri, un errore nell'identificazione o nella valutazione del potenziale pericolo può avere conseguenze fatali, e quindi oltre ad effettuare una corretta valutazione dei rischi occorre anche adottare tutta una serie di possibili misure di prevenzione.

Le principali misure di prevenzione nel caso di carenza o eccesso di ossigeno sono:
  • aperture di accesso: l’apertura di accesso a luoghi confinati deve avere dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi (art. 66 del D. Lgs. 81/08; punto 3.1 allegato IV); 
  • procedura di lock-out (isolamento del sistema): prima dell’accesso, colui che sovrintende i lavori deve provvedere a far chiudere e bloccare le valvole e gli altri dispositivi dei condotti in comunicazione col recipiente, e far intercettare i tratti di tubazione mediante flange cieche o con altri mezzi equivalenti e a far applicare, sui dispositivi di chiusura o di isolamento, un avviso con l’indicazione del divieto di manovrarli (punto 3.2.2 allegato IV del D.Lgs.81/08); 
  • procedura di tag-out (segnalazione delle aree): le aree oggetto dell’intervento devono essere opportunamente segnalate, come indicato al punto precedente, con segnaletica di pericolo con cartellonistica di area (pericolo di morte: atmosfera potenzialmente asfissiante). I lavoratori che prestano la loro opera all’interno dei luoghi confinati devono essere assistiti da altro lavoratore, situato all’esterno presso l’apertura di accesso (punto 3.2.3 allegato IV del D.Lgs.81/08); 
  • ventilazione: gli ambienti confinati potenzialmente inquinati da sostanze asfissianti devono essere ventilati prima dell’accesso (punto 3.2.1 allegato IV del D. Lgs. 81/08), assicurando indicativamente almeno 3 ricambi d’aria completi. Si può utilizzare un’aspirazione per rimuovere gas, vapori, fumi, particelle, assicurando il reintegro del volume estratto; ovvero ventilare forzatamente in maniera da ridurre per diluizione le concentrazioni delle sostanze tossiche e/o infiammabili e per garantire una concentrazione di O2 adeguata. Il lavaggio con aria deve assicurare il suo mescolamento con il gas, per evitare la presenza di sacche di gas pesante o leggero, in basso o in alto rispettivamente. In particolare l’azoto e l’argon, che hanno densità uguale o superiore a quella dell’aria, quando sono a temperature più basse, ristagnano in basso e bisogna procedere insufflando aria dal basso. In questo caso va realizzato un maggior numero di ricambi, arrivando indicativamente almeno a 10 ricambi d’aria completi. Nel caso di inquinamento da gas infiammabili è necessario prima lavare con gas inerte, quindi procedere all’allontanamento del gas inerte con aria, con le solite modalità; 
  • analizzatore di ossigeno: nelle situazioni di possibile carenza di ossigeno, il tenore di ossigeno va monitorato prima di accedere allo spazio confinato e durante l’attività all’interno. La carenza di ossigeno, dovuta anche a presenza di gas inerti, non è avvertibile al momento dell’accesso, quindi bisogna campionare l’aria interna per verificare il tenore di ossigeno. Gli analizzatori di ossigeno sono dispositivi critici, che richiedono una taratura e manutenzione per garantire una misura affidabile; devono avere un dispositivo di allarme che segnala un malfunzionamento, come ad es. la batteria quasi scarica. Al di sotto di una concentrazione di O2 del 19.5% non deve essere consentito l’accesso. In presenza di gas infiammabili, irritanti, tossici o letali, non è sufficiente conoscere il tenore di ossigeno, ma è necessario fare altri accertamenti analitici prima di consentire l’accesso; 
  • apparecchi di protezione delle vie respiratorie (APVR): se non è possibile creare e confermare un’atmosfera sicura, il lavoro deve essere affidato a personale competente, informato e formato, munito di respiratore a pressione positiva (non respiratori a filtro) (punto 3.2.4 dell’allegato IV del D.Lgs. 81/08). 
  • permesso di lavoro: prima di autorizzare l’ingresso in un ambiente confinato il datore di lavoro/dirigente/preposto emetterà un permesso di lavoro, debitamente sottoscritto dall’operatore/i interessato/i all’intervento. Questo è obbligatorio nel caso il lavoro sia affidato a ditta esterna (art.26 del D.Lgs.81/08); la procedura del permesso di lavoro deve riportare le informazioni dettagliate da comunicare al personale interessato prima dell’inizio del lavoro. Le informazioni devono contenere i termini contrattuali, la valutazione dei rischi, le procedure di lavoro, i rischi di interferenza con i lavoratori della ditta committente, l’informazione e la formazione effettuata, le procedure di emergenza.

E’ di vitale importanza soffermarsi infine anche su una corretta valutazione dei rischi e su adeguati piani di emergenza, infatti la preparazione e la formazione del personale addetto all’emergenza è fondamentale, dato che un soccorso improvvisato, se pur rapido, attuato senza seguire una procedura prestabilita, può risultare non solo inefficace ma addirittura catastrofico; chi presta soccorso può diventare la seconda vittima. E infatti gli infortuni mortali multipli sono, come l’esperienza dimostra, frequentissimi.

Per saperne di più visitate il sito: www.ergon.palermo.it

Nessun commento:

Posta un commento