Per meglio comprendere il
significato del concetto di intelligenza emotiva analizziamone le radici, già
negli anni venti dello scorso secolo Thorndike sosteneva l’esistenza di un
intelligenza sociale che coincideva con la capacità di capire e dirigere le
persone ed agire saggiamente nelle relazioni interpersonali. Abbastanza simile
a questa intelligenza è l’intelligenza interpersonale proposta invece da
Gardner negli anni ottanta e che coincide con la capacità di riconoscere e fare
distinzioni riguardo i sentimenti, le intenzioni e le credenze altrui.

Gardner includeva queste due
tipologie di intelligenza insieme ad altre cinque all’interno del suo modello
delle intelligenze multiple. In particolar modo, questo studioso criticava la
visione, allora predominante, secondo la quale l’intelligenza coincide con una
capacità unitaria di ragionamento logico. Il contributo di Gardner ha
indubbiamente spianato il terreno per il successivo affermarsi dell’intelligenza
emotiva.
La prima definizione si deve al
lavoro di Salovey e Mayer (1990) che definiscono l’intelligenza emotiva come
“l’abilità di monitorare le emozioni e i sentimenti propri e altrui,
distinguere tra questi ed usare le informazioni per guidare il pensiero e le
azioni di qualcuno”. In particolare questi due studiosi considerano
l’intelligenza emotiva come un sottoinsieme dell’intelligenza intrapersonale ed
intrapsichica di Gardner.
In aggiunta, Salovey e Mayer
(1990) considerano l’intelligenza emotiva come l’abilità di processare
l’informazione affettiva. Quest’abilità comporterebbe in particolar modo il
coinvolgimento di tre processi differenti: valutazione ed espressione delle
emozioni in se stessi e negli altri, regolazione delle emozioni in se stessi e
negli altri, uso delle emozioni in modo adattivo. Il best-seller di Goleman
(1995), “Intelligenza Emotiva”, è stato fondamentale perché il concetto
diventasse estremamente popolare anche al di fuori del campo della ricerca
psicologica.
Negli anni successivi la ricerca
sull’intelligenza emotiva o anche quoziente emozionale, come spesso è stato
chiamato, hanno preso sempre più il sopravvento ottenendo un attenzione
crescente sia dal mondo scientifico che da quello popolare. Per Goleman (1995),
l'intelligenza emotiva coincide con la perseveranza nel raggiungere un
obiettivo, con la capacità di motivare se stessi, ma anche con la
predisposizione all'empatia, alla speranza, all'ottimismo e all'assertività.
Tuttavia queste sono dimensioni che appartengono alla personalità e dunque
dovrebbero essere ortogonali all'intelligenza.
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