lunedì 21 luglio 2014

Malattie muscolo scheletriche nella GDO

In questi ultimi anni i Servizi di Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro (SPSAL) hanno rilevato che nelle strutture della grande distribuzione organizzata (GDO) c’è un’incompleta applicazione delle misure ergonomiche disponibili per la progettazione dei posti di lavoro e dell’organizzazione del lavoro. In conseguenza di ciò si assiste a una presenza significativa di rischi di sovraccarico biomeccanico dell’apparato muscolo scheletrico, dovuti alla movimentazione manuale di carichi ed ai movimenti ripetitivi degli arti superiori.

Per promuovere una più efficace azione preventiva sono state redatte linee d’indirizzo e organizzati convegni e seminari per fornire un contributo al miglioramento delle misure di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori attualmente adottate. Uno di questi convegni si intitola “Piano regionale della prevenzione - Grande distribuzione organizzata e prevenzione delle malattie muscoloscheletriche - Linee operative per la vigilanza” e si è tenuto a Bologna il 26 settembre 2013.

Dal convegno è emerso che le malattie muscolo-scheletriche correlate al lavoro “sono attualmente quelle più denunciate, con una distribuzione trasversale a diversi settori e comparti lavorativi”. Vengono presentati, a questo proposito, diversi dati relativi alle malattie professionali da cui emerge la rilevanza delle malattie muscolo scheletriche: “un quadro epidemiologico che non sorprende, perché il principio base dell’ergonomia secondo il quale è il lavoro che deve essere adattato all’uomo, e non il contrario, non è ancora passato”.

Se la normativa italiana da anni detta regole esplicite sulla progettazione ergonomica, in realtà “persistono concezioni arcaiche del lavoro. C’è ancora ad esempio chi ritiene che lavoro sia sinonimo di fatica e che questa a sua volta sia la sola condizione che legittima il salario. C’è chi ritiene che sia inopportuno consentire di sedersi, anche se lo svolgimento della mansione lo consente, perché non è conforme ad un’immagine di operosità”.

E d’altronde anche le più recenti trasformazioni dei cicli lavorativi “non nascondono tali concezioni, perché dove con la tecnologia si riduce il carico fisico, viene spesso incrementato quello mentale, per saturare tutti gli interstizi del tempo-lavoro”.

In relazione ai dati epidemiologici e le criticità rilevate nell’attività di vigilanza ci si è posti l’obiettivo di migliorare le condizioni tecnico-organizzative riguardanti la movimentazione dei carichi, i movimenti ripetitivi e le posture di lavoro nei comparti a maggior rischio, con azioni mirate a promuovere nelle imprese coinvolte l'eliminazione dei rischi o la loro riduzione al minimo. E a tal fine, da gennaio 2011 ad oggi, sono state controllate quasi 1000 aziende, tra le quali ci sono anche quelle della GDO.

Dal controllo è emerso che nessun processo lavorativo è apparso essere stato progettato all’origine anche ai fini ergonomici e la carenza o assenza di progettazione all’origine riguarda elementi strutturali e organizzativi: gli edifici, il lay-out, gli impianti, le attrezzature, gli stoccaggi e l’organizzazione. Questa è la conferma del ritardo culturale sul tema, dal quale consegue che dove vengono fatti interventi per affrontare problemi ergonomici si tratta in genere di modifiche di situazioni nate disergonomiche. E aggiustare qualcosa che è nato male, non sempre è possibile e spesso è molto difficile.

Alcuni esempi di azioni di miglioramento attivate, riguardano ad esempio i lay-out, la riprogettazione dei compiti, la ridefinizione e adeguamento delle attrezzature ed ausili, l’adeguamento della formazione, ed il rifacimento della valutazione. Infine tra le azioni ancora da implementare si possono elencare:

  • sviluppare concretamente l’ergonomia partecipata; 
  • migliorare l’efficacia della valutazione (strumenti, specificità); 
  • in particolare per la GDO, coniugare le esigenze del cliente con quelle del lavoratore; 
  • promuovere la ricerca e lo sviluppo tecnologico; 
  • promuovere l’acquisizione dei principi ergonomici anche da parte dei produttori, fornitori e costruttori, curandone l’interfaccia”.

Per saperne di più visitate il sito: www.ergon.palermo.it

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